Vino biologico: cos’è, come si produce e le regole da rispettare

Esplode la passione per il vino biologico, un prodotto non solo più sostenibile, ma anche capace di preservare i sapori delle antiche vigne. Ma cosa si intende per vino biologico, a quale regole è soggetta la produzione?
Di Marco Grigis
22 Gennaio 2025

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Si sente sempre più parlare di vino biologico, come alternativa più sostenibile e salutare ai più classici prodotti vinicoli. E i consumatori, negli ultimi anni sempre più consapevoli su ciò che si porta in tavola, sembrano apprezzare: secondo le stime di InsightAce Analytics, questo mercato potrebbe superare i 25 miliardi di dollari entro il 2030.

Ma cosa si intende davvero per vino biologico? Per quanto alla mente possa balzare l’idea che la produzione biologica del vino sia legata a una produzione il più possibile naturale, senza il ricorso a pesticidi o altre soluzioni di sintesi, il vino bio è molto di più. È infatti regolato da rigidi disciplinari, così come da specifiche normative.

Cosa si intende per vino biologico

Raccolta manuale delle uve, per un vino che rispetta la terra. Massimiliano Clari/123RF

In linea generale, per vino biologico si intende un prodotto derivato dalla coltivazione di viti, e della loro successiva vinificazione, secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Quest’ultima prevede che tutti i processi necessari alla produzione del vino avvengano non solo nel pieno rispetto dell’ambiente, ma anche tutelando la biodiversità dei luoghi di produzione. Non si tratta, di conseguenza, di evitare semplicemente il ricorso a composti chimici di sintesi, ma di una filosofia che mira a ottenere un circolo virtuoso tra le necessità alimentari umane e le esigenze intrinseche dell’ambiente.

Quali sono le regole del vino biologico

All’interno dell’Unione Europea, la produzione di vino biologico è definita soprattutto dal Regolamento UE 203/2012, che ha esteso le norme bio anche alla viticoltura, così come al Regolamento UE 848/2018. In linea generale, affinché un prodotto vinicolo possa essere considerato bio, è necessario che:

● la coltivazione si avvalga solo di uve provenienti da vigneti biologici certificati, purché si sia rispettato un periodo di almeno tre anni per la conversione delle colture tradizionali in biologiche;

● la stessa coltivazione avvenga nel modo più naturale possibile, nel pieno rispetto della biodiversità dei luoghi e senza il ricorso a concimi, diserbanti e pesticidi di sintesi, così come a OGM;

● la vinificazione avvenga seguendo metodi tradizionali, a basso impatto ambientale e con un ricorso ridotto ad additivi e coadiuvanti, possibilmente certificati bio. Lo stesso disciplinare definisce le sostanze ammesse e i loro quantitativi;

● i produttori abbiano seguito un percorso di certificazione, che assicura che tutte le fasi della coltivazione e della produzione del vino siano conformi alle pratiche dell’agricoltura biologica. A seguito del processo di certificazione, si ottiene la possibilità di apporre sulle etichette dei vini l’apposito logo bio, nonché le informazioni sullo stesso produttore e l’organismo certificatore e di controllo.

Semplificando ulteriormente, chi si occupa della produzione di vino biologico:

non utilizza pesticidi, diserbanti o qualsiasi tipo di fitofarmaco di sintesi, ma ricorre a sostanze di origine naturale per ottenere gli stessi scopi. Ad esempio, per trattare le infestazioni da insetti sulle viti si possono utilizzare rimedi a basso impatto

come il sapone molle potassico, l’olio di neem, ma anche la lotta biologica con insetti utili;

si preoccupa di preservare gli habitat naturali e la biodiversità dei luoghi in cui le viti sono inserite, ad esempio con la predisposizione di siepi e favorendo la naturale crescita delle specie vegetali locali;

fa un ricorso ridotto a coadiuvanti, come ad esempio i solfiti, rispettando livelli ammessi ben inferiori a quelli dei comuni vini. Basti pensare che per i vini rossi biologici il livello di anidride solforosa ammesso è di 100 mg/l, contro i 150 invece permessi per i vini tradizionali.

Quali sono le caratteristiche organolettiche del vino biologico

Grappoli maturi al tramonto, tra sentori intensi e profumi autentici. Yuliia Dvornikova/123RF

Andando oltre alle prescrizioni da disciplinare e normativa, quali sono le caratteristiche enologiche tipiche del vino biologico? Chi ha già avuto la possibilità di gustare prodotti bio, avrà infatti notato un’esperienza gustativa e olfattiva solitamente più intensa rispetto alle alternative più comuni.

Di norma, il vino biologico si distingue per alcune peculiarità organolettiche, quali:

● una più intensa persistenza aromatica, poiché le note olfattive vengono esaltate da una produzione completamente naturale, priva di sostanze chimiche aggiunte, che possono alterare aromi come quelli più fruttati o floreali;

● una gradevole freschezza e leggerezza, sia per i rossi che per i bianchi, dovuta al ridotto contenuto di solfiti, che rendono lo stesso vino più vivace;

● un carattere facilmente riconoscibile, poiché i vini biologici tendono a trasferire le caratteristiche organolettiche dei territori in cui vengono prodotti, con una persistenza sul palato importante;

● una maggiore acidità, che rende più autentica la percezione del vino, senza interventi esterni per rendere il vino più dolce e, quindi, più facilmente commercializzabile;

● un invecchiamento prezioso, che tende ad arricchire il vino di anno in anno, incrementandone le note olfattive e il sapore;

● una percezione al palato più autentica, dovuta anche a delle texture più corpose, spesso quasi dalla consistenza cremosa.

Perché scegliere il vino biologico

Vi sono di certo molte ragioni, che possono giustificare la scelta di un vino biologico rispetto ad alternative più classiche disponibili sul mercato.

La prima motivazione è ovviamente ecologica: scegliere il vino biologico significa orientarsi su un prodotto dal bassissimo impatto ambientale, spesso ripristinando le peculiarità originali dei luoghi di produzione. Dopodiché, seguono ragioni di salute: l’assenza di pesticidi di sintesi, così come un ridotto ricorso a solfiti, protegge l’organismo da gravi conseguenze. Ad esempio, non tutti sanno che concentrazioni elevate di solfiti possono compromettere l’assorbimento delle sostanze nutritive dei cibi, nonché limitare l’assorbimento di alcune importanti vitamine, come quelle appartenenti al gruppo B.

Come facile intuire, vi sono infine anche ragioni legate alla volontà di immergersi in un’esperienza del vino nuova, per recuperare un gusto e una fragranza che, spesso, i prodotti vinicoli più tradizionali non sono in grado di assicurare.

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