C’è una Toscana che non ha bisogno di presentazioni, la si riconosce all’istante, profili dolci, cipressi in fila, campi coltivati che ondeggiano al vento e borghi in pietra che sembrano nati per restare immutabili.
La Val d’Orcia, nel cuore della provincia di Siena, è molto più di una cartolina, è un paesaggio culturale riconosciuto dall’UNESCO, ma prima ancora è una terra che racconta il vino come forma di civiltà. Tra le colline che salgono e scendono senza fretta, ogni stagione ha un colore, un profumo, un sapore. Tra primavera e inizio estate, è il momento in cui la vite si tende verso la luce e le giornate si allungano, invitando a percorrere queste strade con lentezza.
Lungo le strade del Brunello

Percorrere la Val d’Orcia significa entrare nel regno del Brunello di Montalcino. Le colline attorno al borgo sono punteggiate di vigneti che raccontano secoli di dedizione. Qui il Sangiovese trova una delle sue espressioni più alte, eleganti, profonde, capaci di invecchiare con grazia. Accanto a lui, il Rosso di Montalcino, più giovane e diretto, e l’Orcia DOC, denominazione più recente ma ricca di vitalità, testimoniano un territorio vivo, dinamico, mai ripiegato sul proprio passato.
Tra le molte realtà vinicole, alcune hanno segnato la storia del vino italiano. Il Castello Banfi, con la sua architettura rinascimentale e l’ampia produzione che spazia dal Brunello alle riserve più raffinate, è un punto di riferimento riconosciuto a livello internazionale.
Ma accanto a questa icona, vivono altre cantine con storie diverse e approcci complementari: dalla storica Fattoria dei Barbi, con il suo Museo del Brunello e la taverna immersa nei profumi della tradizione, fino a realtà più contemporanee come Caparzo, Altesino, Tenuta Sanoner o Poggio Rubino, che interpretano il territorio con sensibilità moderne, biologiche, sostenibili.
Non sono suggerimenti, ma esempi. Cantine conosciute, emblematiche, che aiutano a comprendere quanto la Val d’Orcia sia varia e autentica. La cantina giusta, quella capace di parlare al singolo viaggiatore, si scopre solo percorrendo le sue strade.
Cinque luoghi per sentirsi dentro la Val d’Orcia
Non serve tracciare un itinerario preciso per attraversare la Val d’Orcia: basta affidarsi al ritmo delle sue curve e alla luce che cambia. Ma ci sono luoghi che, più di altri, custodiscono il senso profondo di questo paesaggio.
Pienza

Pienza, la città ideale del Rinascimento voluta da Papa Pio II, è un equilibrio tra architettura e visione. Qui il pecorino diventa cultura: affinato sotto la cenere, alle erbe, nei cocci, racconta un’arte casearia che si tramanda da secoli. Dalle sue terrazze lo sguardo si apre sulla valle come su un quadro vivente.
Passeggiando tra le vie di Pienza, si percepisce un’atmosfera di armonia e storia, mentre il profumo del pane appena sfornato e dei formaggi locali avvolge chiunque si fermi nelle piccole botteghe artigiane. La piazza principale, cuore pulsante del borgo, si anima soprattutto nelle sere d’estate, quando musica e sapori locali si fondono in un’esperienza autentica e indimenticabile.
San Quirico d’Orcia

San Quirico d’Orcia, raccolto e silenzioso, è uno dei borghi meglio conservati della zona. Gli Horti Leonini, giardini geometrici incastonati nel centro storico, sono una pausa d’ombra e misura. Poco fuori, i cipressi solitari che costeggiano la Cassia disegnano una delle immagini più celebri di tutta la Toscana.
Nel borgo si respira un ritmo lento, scandito dal suono delle campane e dal passo dei viandanti. Ogni angolo racconta storie di tempi passati, e le piccole botteghe offrono prodotti locali come il miele e l’olio extravergine, ideali per chi vuole portare a casa un pezzo di questa terra autentica.
Bagno Vignoni

Bagno Vignoni sorprende chi arriva per la prima volta: la vasca di acqua termale nel cuore della piazza è una visione fuori dal tempo. Qui il termalismo non è un lusso, ma un’eredità. Le acque calde scorrono tra pietre medievali e sentieri della Via Francigena, parlando di cure, soste e cammini antichi.
Camminare attorno alla vasca significa immergersi in un’atmosfera sospesa, dove il calore dell’acqua incontra il fresco delle pietre antiche. Nei piccoli caffè che circondano la piazza, il tempo sembra rallentare ulteriormente, invitando a gustare un momento di quiete con un bicchiere di vino locale o un dolce tipico.
Castiglione d’Orcia

Castiglione d’Orcia, dominata dalla rocca Aldobrandesca, regala uno dei panorami più intensi di tutta la valle. Le sue strade in salita, le pietre vissute, le panchine affacciate sul nulla costruiscono un’idea di Toscana che ha il sapore dell’essenziale.
Sorseggiare un calice di vino su una delle panchine affacciate sulla valle è un’esperienza che rimane nel cuore. Il borgo, piccolo ma pieno di vita, offre anche eventi stagionali come mercatini e feste tradizionali che coinvolgono la comunità locale e i visitatori.
Cappella della Madonna di Vitaleta

Infine, la Cappella della Madonna di Vitaleta, tra San Quirico e Pienza, è forse il simbolo silenzioso di questo paesaggio. Solitaria tra i campi, incorniciata da due file di cipressi, è luogo di sosta per fotografi, viandanti e chiunque cerchi una bellezza che non ha bisogno di parole.
La luce del mattino che filtra tra i cipressi rende questo luogo quasi mistico. I sentieri circostanti invitano a lunghe passeggiate nella natura, mentre la cappella stessa è spesso teatro di matrimoni e celebrazioni intime, che ne esaltano l’atmosfera di pace e sacralità.
Sapori che sanno di terra

Il vino qui non è mai da solo. Lo accompagna una cucina solida, schietta, fatta di cacciagione, pecorino, pici e pane scuro. A Pienza, il pecorino si fa cultura. A San Quirico, Bagno Vignoni, Monticchiello, ogni borgo ha la sua osteria, la sua tavola apparecchiata con cura, dove un piatto di trippa alla montalcinese può diventare il ricordo di un viaggio.
Nel borgo di Montalcino, l’ospitalità si esprime tra enoteche e ristoranti storici, tra i quali spiccano luoghi come la Taverna dei Barbi o la vineria Sette di Vino, dove la narrazione del vino passa per la semplicità di un tagliere ben fatto, un pane cotto a legna, un bicchiere versato con intenzione.
Camminare, osservare, restare

La Val d’Orcia non chiede di essere visitata, ma abitata. I suoi borghi in pietra, le pievi romaniche lungo la Francigena, le terme che sgorgano tra i vicoli parlano a chi ha voglia di fermarsi. Anche solo per un’ora.
In questa stagione, con la luce lunga del giorno e l’aria che sa di fieno e vigna, le strade tra Radicofani, Rocca d’Orcia, Pienza e Buonconvento sono un invito. Non servono mete precise. Basta seguire il profilo delle colline, lasciarsi incuriosire da un vigneto ordinato, fermarsi a parlare con chi lavora la terra. E quando arriva l’ora giusta, sedersi all’ombra, assaggiare un sorso, ascoltare la voce di questo paesaggio. Perché la Val d’Orcia, più che attraversarla, si resta.