Il nome Malvasia affonda le radici nel Mediterraneo medievale, in un intricato intreccio di storpiature linguistiche, rotte commerciali e domini incrociati. Tutto inizia con Monemvasia, città fortificata nel Peloponneso sudorientale, il cui nome in greco significa “unico accesso” in riferimento all’istmo che la collega alla terraferma. Dal XII al XV secolo, Monemvasia fu un porto vitale per il commercio, prima bizantino poi veneziano, per l’esportazione di un vino dolce molto apprezzato sulle tavole europee.
Furono proprio i mercanti veneziani a trasformare il nome Monemvasia in Malvasia, adattandolo alla loro lingua. Nel frattempo, lo stesso vino veniva esportato anche dall’isola di Creta, allora sotto il controllo veneziano, che prese il nome di Candia dalla città di Chandax (oggi Heraklion). Così, il vino dolce proveniente da Monemvasia o da Creta iniziò a circolare come “Malvasia di Candia”, un’etichetta che univa due luoghi in un’unica suggestione esotica e commerciale. Siamo tra la fine del Medioevo e il primo Rinascimento, in un periodo in cui Venezia era il crocevia d’Europa e il nome Malvasia cominciava a farsi strada.
Da un nome veneziano a una moltitudine di uve

Il vino chiamato Malvasia ebbe un tale successo commerciale che i veneziani, pragmatici e abili, decisero a un certo punto di non importarlo più, ma di produrlo direttamente. Per farlo, iniziarono ad acquistare barbatelle dai produttori greci che per convenienza o semplice confusione iniziarono a
vendere materiale vegetale di varietà molto diverse, sia a bacca bianca che nera, a volte persino rosa, tutte spacciate per “Malvasia”.
Questo fenomeno, unito alla tendenza dei mercanti veneziani a rivendere le barbatelle in tutta la penisola italiana, portò a una diffusione capillare e disordinata del nome. Ogni regione finì per coltivare la “sua” Malvasia, spesso con vitigni del tutto scollegati tra loro dal punto di vista genetico. Col tempo, “Malvasia” divenne non tanto il nome di un’uva specifica, quanto una categoria evocativa: sinonimo di vino aromatico, gradevole, pregiato. In molti casi, il termine fu usato deliberatamente per nobilitare vitigni locali e renderli più vendibili.
Malvasie d’Italia: un mosaico di nomi e identità

Oggi in Italia esistono 19 varietà di Malvasia, suddivise tra uve a bacca bianca, nera e rosa. Alcune sono effettivamente imparentate, altre no.
Malvasie a bacca bianca
Tra le malvasie a bacca bianca, si elencano:
- Malvasia Bianca
- Malvasia Bianca di Basilicata
- Malvasia Bianca di Candia
- Malvasia Bianca Lunga
- Malvasia del Lazio
- Malvasia di Candia Aromatica
- Malvasia di Casorzo (presente anche come nera)
- Malvasia di Lipari
- Malvasia di Sardegna
- Malvasia Istriana
- Malvasia Puntinata
- Malvasia del Chianti
Malvasie a bacca nera
Per le varietà a bacca nera, fra le più famose malvasie vale la pena citare:
- Malvasia Nera di Lecce
- Malvasia Nera di Basilicata
- Malvasia Nera Lunga (nota anche come Malvasia di Castelnuovo Don Bosco)
- Malvasia di Casorzo
- Malvasia Nera di Brindisi
- Malvasia di Schierano
Malvasia a bacca Rosa
Infine, vale la pena citare una varietà a bacca rosa, derivata da mutazione della Candia Aromatica, coltivata principalmente in Emilia-Romagna. Da essa si ottengono rosati delicati e anche spumanti di buona eleganza.